Il museo e memoriale
La storia della Risiera di San Sabba come luogo di memoria ebbe inizio nell’immediato dopoguerra, quando celle e cortile divennero meta di pellegrinaggio da parte della cittadinanza. Nel punto in cui si ergeva la ciminiera, dopo la rimozione delle macerie dell’esplosione provocata dai nazisti alla fine di aprile 1945, fu infatti creata un’area sacra recintata, composta da una croce e alcune lapidi.
L’aspetto odierno della Risiera è il risultato dell’importante intervento di ristrutturazione e trasformazione monumentale realizzato tra 1972 e 1975 e progettato dall’architetto triestino Romano Boico (1910-1985), vincitore del concorso bandito nella seconda metà degli anni Sessanta dal Comune di Trieste (1966 e 1968).
Connotato da alte mura perimetrali in calcestruzzo armato di gusto brutalista, il Memoriale di Boico conserva solo in piccola parte gli edifici originali e si articola in un percorso concepito per generare un forte impatto emotivo sul visitatore. Fu inaugurato il 24 aprile del 1975.
Oggi il Civico Museo della Risiera di San Sabba – Monumento Nazionale è un luogo della memoria fra i più importanti in Italia, sede di cerimonie commemorative e di attività didattiche e culturali. Di proprietà del Comune di Trieste, è insieme un memoriale e un museo, raggiunto da oltre 130.000 visitatori l’anno, in gran parte studenti.
Percorso
L’ingresso monumentale, un corridoio profondo stretto tra alte mura, conduce a un sottoportico e poi al cortile interno su cui affacciano gli edifici dove erano detenuti i prigionieri.
Nel sottoportico, superata l’area di accoglienza e bookshop, si incontra a sinistra la Cella della morte, uno stanzone che all’epoca del Lager era destinato ai prigionieri in attesa di esecuzione o di smistamento.
Subito dopo, oltre l’arco di accesso al cortile, si trova un edificio a tre piani: al piano terra è visitabile la Sala delle celle in cui si conservano, quasi intatte, le 17 celle di detenzione fatte costruite nella primavera del 1944. Vi venivano rinchiusi principalmente oppositori politici ed esponenti della Resistenza, per molti dei quali queste cellette – in cui venivano stipati fino a 6 prigionieri per volta – furono l’anticamera della morte.
Proseguendo sulla sinistra si visita la Sala delle Croci, un grande fabbricato di quattro piani che fu luogo di detenzione di molti prigionieri della Risiera, fra cui numerosi ebrei, in gran parte destinati alla deportazione in altri campi. Il nome con cui oggi è noto questo edificio deriva dall’aspetto dei pilastri e delle travature in legno che in passato sostenevano i solai dei tre piani superiori, eliminati nella ristrutturazione di Boico. Le pareti degli stanzoni erano un tempo ricoperte di graffiti, oggi scomparsi. Di queste scritte, tracciate dai prigionieri della Risiera, resta testimonianza nei diari dello studioso e collezionista triestino Diego de Henriquez, le cui pagine si possono leggere integralmente in un monitor all’interno del Museo. Alcune iscrizioni sopravvivono nelle cellette dell’edificio a fianco.
Ai tempi del Lager il Cortile interno era molto diverso da come appare oggi: vi si trovavano due grandi edifici industriali e una ciminiera alta 40 metri. Gli edifici, utilizzati in parte per eliminare i prigionieri e in parte per celare il forno crematorio, furono distrutti dai nazisti in fuga il 29 aprile 1945 nel tentativo di cancellare le prove dei loro crimini.
Nel cortile due sono i punti focali ideati da Romano Boico: la piastra in acciaio che evoca il crematorio e l’alta stele che svetta in luogo del camino, la cosiddetta Pietà P.N.30.
L’edificio centrale, a sei piani e con avancorpo a torre, porta le tracce di uno dei fabbricati distrutti. In una nicchia è posta una lapide in ricordo delle vittime, con la semplice iscrizione quadrilingue “Ceneri delle vittime”. Davanti, il pavimento in acciaio ricorda la presenza del crematorio. Messo in funzione il 4 aprile 1944 su progetto di Erwin Lambert, secondo numerose testimonianze era collocato alla base del camino. Nell’area del Cortile avvenivano anche le uccisioni. Si stimano oltre due-tremila vittime, soprattutto ostaggi, antifascisti e partigiani italiani, sloveni e croati.
Al pianterreno del grande edificio al centro del piazzale, dove ai tempi del Lager erano collocate la mensa e la cucina, si trova oggi la Sala del Museo, completamente rinnovata nel 2016. Il nuovo allestimento (architetto Corrado Pagliaro, grafico Roberto Duse) è stato premiato nel 2018 con una Menzione d’Onore al XXV Compasso d’Oro.
Attraversato il cortile, si oltrepassa un altro sottoportico e l’area in cui sono affisse le lapidi commemorative, per raggiungere la Sala delle Commemorazioni, un’ex sala macchine trasformata da Boico in una sorta di cappella laica. L’ambiente, usato per mostre, cerimonie ed eventi, ospita dal 22 giugno 1975 il gruppo scultoreo in bronzo I Martiri di Marcello Mascherini (1906-1983). L’opera, oggi simbolo della Risiera, era stata concepita come parte di un progetto ideato nel 1957 insieme all’ingegnere triestino Roberto Costa (1924-2016), con cui i due parteciparono al concorso internazionale per la realizzazione di un monumento ad Auschwitz.