Mostra storica e fotografica
BEYOND THE BORDER
Sogni e ripartenze dei profughi dell’est d’Europa a Trieste (1950-1956)
Monumento della Risiera di San Sabba – Sala delle Commemorazioni
Inaugurazione venerdì 15 ottobre 2021 alle ore 16.00.
La mostra sarà visitabile fino al 12 dicembre
Dall’inizio degli anni ’50, fino alla metà degli anni ’60, il principale centro di prima accoglienza per profughi stranieri trovò spazio nella Risiera di San Sabba ove, sia le autorità angloamericane che quelle italiane (dopo il 1954) governarono gli arrivi di migliaia di persone provenienti dalla Jugoslavia e da altri paesi dell’Europa orientale.
I profughi vennero alloggiati in diversi campi allestiti dagli amministratori angloamericani che, per primi, affrontarono concretamente la questione. Il centro di raccolta più importante dell’area era proprio quello di San Sabba che, assieme al campo “Annex”, costruito nelle immediate vicinanze, fa da sfondo a gran parte delle fotografie presentate nella mostra. Qui, per quindici anni, vissero migliaia di persone.
I profughi dell’est che soggiornarono nella pileria fino all’apertura della nuova struttura di Padriciano (1966) e gli esuli istriani, i quali, nel 1955, subentrarono agli stranieri nel contiguo Annex.
Le fotografie che compongono la mostra appartengono a persone oggi residenti in Australia, Canada, Stati Uniti e Italia e la messa a disposizione di queste immagini ci consente di rivivere in maniera coinvolgente le loro vicende e di ricordare l’ospitalità che è stata loro offerta.
Le fotografie, emerse dalle raccolte o dagli album familiari, danno conto dei diversi contesti in cui sono state realizzate e contribuiscono a definire le diverse sezioni che compongono la mostra: l’ambiente, (le baracche, l’edificio della Risiera…), le “foto rubate”, ovvero gli scatti istantanei di momenti di vita (alcuni anche artificiosi che simulano il cosiddetto snapshot), le foto identificative realizzate per i documenti, quindi rispondenti ad un obbligo legale, le foto di gruppo rispondenti invece a dovere sociale ed infine le familiar photo opportunity che rappresentano alcuni canonici “riti di passaggio”, quali il matrimonio o l’attribuzione di un diploma.
Queste raccolte, al di là dell’aspetto nostalgico, rivelano una funzione identitaria, con i loro valori simbolici, i richiami religiosi, i momenti emblematici.
Viene altresì testimoniata la vita materiale del dopoguerra, solitamente esclusa dalle storie ufficiali: gli alloggi, il vestiario, la cura personale, le incombenze quotidiane, i momenti di riposo, di studio o di semplice socialità.
La mostra fornisce inoltre un punto di vista esterno sui profughi attraverso alcune immagini realizzate da rinomati professionisti locali, come Mario Magajna, Erna Rausnitz Lasorte e dai fotografi dell’agenzia Giornalfoto.
Ulteriore sguardo sulla vita che si dipanava nei campi di accoglienza viene fornito dalla piccola sezione dedicata ai disegni e agli acquarelli realizzati dagli artisti ospiti delle strutture.
La mostra si arricchisce di un catalogo che contiene testi di Maurizio Lorber, curatore dell’iniziativa, di Lorenzo Ielen e Francesca Rolandi